Nel momento in cui si iniziano ad ascoltare alcuni discorsi sulla cura riflessologia plantare, è possibile che si rimanga attratti da questa attività che in effetti risulta molto intrigante, non solo sotto l’aspetto teorico, ma anche se si vede esercitato da qualche persona. Provare non costa nulla. Molta gente ha dei segnali continui che probabilmente permangono durante gli anni, i quali non scompaiono neanche se ingeriscono tutti i medicinali che possono venire prescritti dai dottori, oppure sottoponendosi a tutto un insieme di terapie. Perciò, affiancando continuamente le attività olistiche e queste terapie di medicina ufficiale e di medicina integrata, si può tentare di intervenire sul sintomo e perciò renderlo meno doloroso. In secondo luogo, ciò potrà contemporaneamente far diventare migliore la qualità della propria esistenza, oppure, se non altro, è quello che si dovrebbe desiderare. La riflessologia plantare equivale a quella terapia che è fornita da un riflessologo, che attraverso l’uso dell’estremità delle dita, pressa delle parti che sono situate al di sotto della pianta del piede. In definitiva, la pianta del piede, per un riflessologo risulta come una specie di piantina. Questo specialista del settore è in grado di decifrarla, associando tutte le singole zone del piede, inclusi gli organi, a determinati punti del fisico. Premendo certe zone della pianta del piede, ciò che si consegue consiste nello spronare ogni organo esistente all’interno del fisico, fino a che risulti ipotizzabile un recupero della stabilità naturale che ogni persona ha di fondo.
Adesso si vedrà che pericoli si corrono con la riflessologia plantare
Ci potrebbe essere una certa apprensione fra tutta quella gente che probabilmente non si è mai fatta praticare la riflessologia plantare, ma la vorrebbe sperimentare. Che cos’è che si deve evitare e quali sono i probabili rischi nel sottoporsi ad una seduta di riflessologia plantare? In effetti, questa terapia è possibile che venga, tranquillamente, affiancata ad un’altra di medicina tradizionale, non c’è neanche una persona che intende trattare quel sintomo specifico in una maniera diversa, quindi è possibile che si possano intraprendere ambedue i percorsi. Tuttavia è fondamentale che nel momento in cui si ha bisogno di un trattamento di riflessologia plantare, ci si affida ad un medico specialista del settore dotato di un ambulatorio qualificato in questa scienza. Tanto è vero che si corre il pericolo di provare a svolgerla autonomamente, probabilmente guardando alcuni video sul web, credendo che sia sufficiente acquisire nozioni generali di una disciplina che, al contrario, esiste da più di 1000 anni, e che si apprende in seguito a moltissime prove e a moltissima esperienza. Non consiste soltanto nel sapere precisamente a quali zone del corpo equivale una parte specifica del piede, bensì in che modo pressarla, in quale misura, in definitiva si parla di un massaggio che è possibile svolgere in molte maniere e attraverso procedimenti differenti. Quindi, prima di tutto occorre esaminare nel dettaglio l’individuo sul quale si deve svolgere la terapia, poiché è indispensabile comprendere quali sono i segnali che si possono attribuire al suo disturbo, ed in quale zona occorre intervenire, in previsione di un generico cambiamento in positivo della sua condizione fisica. A questo punto le zone della pianta del piede risultano connesse chiaramente ad altrettante parti del corpo, probabilmente organi che vengono continuamente stressati, oppure dove si sta verificando una determinata disfunzione di qualsiasi tipologia.
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La postura è la posizione del corpo umano nello spazio e la relativa relazione tra i suoi segmenti corporei. La postura può essere: in stazione eretta (monopodalica o bipodalica), da seduto, in decubito (prono, supino, laterale). La corretta postura può definirsi sinteticamente come la “deformazione coerente della gravità, in altre parole la corretta postura altro non è che la posizione più idonea del nostro corpo nello spazio per attuare le funzioni antigravitarie con il minor dispendio energetico sia in deambulazione che in stazionamento; ad essa vengono a concorrere vari fattori (neurofisiologici, biomeccanici, emotivi, psicologici e relazionali). Contribuiscono a problemi di postura un terreno piano che offre un numero ridotto e poco variabile (nel tempo e nello spazio) di messaggi di ritorno tramite il nostro piede, così come l’uso di scarpe con tacco alto che non fanno arrivare le informazioni dal terreno alla pianta del piede. Pertanto, la peggiore combinazione si ha con l’uso di scarpe alte su un terreno piano; la migliore, invece, con scarpe basse (al limite a piedi nudi) su terreno non uniforme, come camminare a piedi nudi sulla battigia o indossare scarpe basse durante un trekking. Nell’ambiente oggi utilizzato nei paesi sviluppati, il terreno, ossia la superficie sulla quale si sviluppa l’antigravitarietà posturale, è piano. La postura è inquinata dal terreno piano e per conseguenza si rendono necessarie interfacce uomo/ambiente che consentano il riposizionamento spaziale corporeo con le caratteristiche di correttezza antigravitaria. Importanti sono i concetti di spazialità, antigravità ed equilibrio che derivano da questa definizione. Il concetto di spazialità è immediatamente successivo a quello di postura; infatti la postura altro non è che il rapporto del corpo nei tre assi dello spazio. Per quanto riguarda l’equilibrio esso va definito come il miglior rapporto tra il soggetto e l’ambiente circostante; ne deriva che il corpo, sia in statica che in dinamica, assume un equilibrio ottimale a seconda degli stimoli ambientali che riceve e del programma motorio che adotta. (Wikipedia)